Guardiani di pietra silenti, arroccati su ripide scogliere,
che si rincorrono lungo la linea della costa a difesa del nemico proveniente da Oriente.
Le prime torri costiere, risalenti all’XI secolo, nate per difendere le coste
dalle scorribande dei pirati, finirono nelle mani delle famiglie locali a difesa dei propri possedimenti.
Ma a metà del XV secolo, con l’avanzare della minaccia ottomana
ed il tragico assedio di Otranto nel 1480, l’imperatore Carlo V, ed il vicere del Regno di Napoli
Don Pedro De Toledo
stabilirono la costruzione, in maniera strategica e metodica,
di ben 366 torri costiere, di cui circa 80 nella sola provincia di Terra d’Otranto.
Impresa non banale per le finanze del Regno,
che finì per “appaltare” la costruzione delle fortificazioni a privati
in cambio del titolo militare di “capitano di torre”.
L’edificazione doveva attenersi a due principali obblighi:
il primo relativo all’utilizzo di sola acqua dolce per la messa in opera delle fortificazioni,
il secondo di posare le fondamenta su una base solida, generalmente rocciosa.
Ma alcuni capomastri per ridurre i costi di costruzione
utilizzarono acqua salata per impastare la malta,
contribuendo alla rapida erosione e facilità di crollo per alcune di esse.
Ogni torre prevedeva al piano terra una cisterna che raccoglieva le acque pluviali
del terrazzo attraverso una minuziosa canalizzazione,
caditoie ad ogni porta di ingresso e apertura delle torri,
e la presenza fissa di un caporale e di un cavallaro,
cui spettava il compito di diffondere il segnale di allarme ai paesi dell’entroterra.